Home mobilità ambiente Legge Quadro ancora rimandata. A chi governa non piace la mobilità ciclistica?

Legge Quadro ancora rimandata. A chi governa non piace la mobilità ciclistica?

1648
foto Gionata Galloni

Nuovo stop, questa settimana, alla Legge Quadro per la Mobilità Ciclistica, di cui ci si allontana una volta di più l’approvazione (mentre si corre a grandi passi verso fine legislatura). Bloccata, una volta di più, dal mancato via libera del ministero dell’Economia e delle Finanze (i cui tecnici sostengono che non avrebbe copertura finanziaria), la legge, di cui trovate qui l’impianto iniziale, è stata ritirata dall’agenda dei lavori parlamentari.

Schizofrenie di governo. Per un ministero, quello dei Trasporti e delle Infrastrutture, che ha inserito organicamente il sistema delle Ciclovie turistiche nazionali nell’allegato al DPEF 2017, e ne ha previsto cospicui finanziamenti, ce n’è un altro che conta assai e tiene sotto scacco una legge che finalmente libererebbe energie per incidere, anche a livello locale, nelle politiche di mobilità urbana.

Riproponiamo pari pari quello che scrivevamo su BC un anno fa, in occasione del precedente stop della Legge Quadro, e con analoghe motivazioni, alla Camera: “Prima o poi qualcuno riuscirà a mettere in testa al ministero i dati che arrivano da Copenaghen: un km di infrastruttura bici genera 42 centesimi di guadagno ad ogni ciclista che lo percorre; lo stesso tratto, al servizio delle auto, una perdita di 3. Matematico. Ma troviamo il modo di farglielo capire alla svelta; perché – diceva l’economista John Maynard Keynes – nel lungo andare saremo tutti morti.”

Altrimenti finirà che l’Italia porterà i suoi piccoli fiori all’occhiello del ‘Belpaese’, ciclovie al servizio di viaggiatori che non si vedranno, perché un paese che tiene all’angolo la bici non genera neppure cicloturismo. E le nostre città continueranno a soffocare sotto un modello di mobilità insostenibile. “A pochi giorni dalla chiusura dalla Settimana Europea della Mobilità – ha fatto notare Giulietta Pagliaccio, presidente Fiab – in cui il Ministero dell’Ambiente è stato splendidamente assente”.