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Viaggio in Afghanistan, dove la scuola è un maestro in bicicletta

1966
L'arrivo in sella di Saber Hosseini tra i bambini di un villaggio afghano.

Questa storia racconta di una bicicletta, di un maestro volenteroso, di libri – tanti libri – e di un paese dove le persone in grado di leggere e scrivere non arrivano al 30% della popolazione (fonte indexmundi.com). Siamo in Afghanistan, nel distretto di Bamiyan, a ovest di Kabul, zone impervie di un paese in guerra da anni, dove la speranza ha il volto di Saber Hosseini, un insegnante che nei suoi giorni di riposo pedala fino ai più remoti villaggi della provincia per regalare ai bambini quanti più libri riesce a raccogliere e trasportare.

La vicenda di un maestro d’elementari che gira per villaggi afghani con la sua bicicletta per regalare ai bambini un libro di testo o un romanzo ha fatto presto il giro del mondo. L’abbiamo già visto: la bicicletta aiuta a emanciparsi. Saber arriva in giacca e camicia, quasi non si allontanasse mai dai banchi di scuola. All’inizio i libri erano 200, tutti donatigli per la sua sfida contro l’analfabetismo, piaga sociale in un Afghanistan che, secondo un recente report dell’Unicef, ha concluso il 2015 con oltre 350 scuole chiuse del tutto o quasi a seguito della guerra, lasciando senza istruzione quasi 140mila bambini e senza lavoro 600 insegnanti.

Ma la campanella, almeno quella della bicicletta, continua a suonare per quei bambini afghani che ricevono da Saber un libro di scuola o una lettura d’evasione. A testimoniare il successo della sua missione educativa, il numero delle donazioni: 11mila finora i libri in “magazzino”, tutti pronti per la distribuzione nei vari villaggi. Le tappe del maestro in bicicletta non prevedono strade asfaltate, ma sterrato, e in condizioni climatiche non confortevoli, su distanze che superano l’ora di pedalata.

D’altra parte è la felicità negli occhi dei bambini, conferma Saber in un’intervista, a dare la giusta spinta alla sua pedalata. L’iniziativa per l’alfabetizzazione dei piccoli afghani, che ha già guadagnato le minacce dei talebani, non porta un soldo alle tasche del suo promotore. Anzi, parte del suo stipendio, come quello di alcuni colleghi, viene destinato all’acquisto di libri che accrescono e rinnovano l’offerta della biblioteca su due ruote.