«È urgente che la nuova amministrazione comunale riveda l’intera rete di piste ciclabili realizzata dalla giunta Appendino sulla spinta del furore ideologico. Bisogna rimettere in sicurezza strade, marciapiedi e attraversamenti pedonali, diventati sempre più pericolosi a causa di una viabilità confusa, che spesso viola le stesse norme del codice della strada». Con queste parole i consiglieri comunali di Torino della Lega Elena Maccanti, Fabrizio Ricca e Giuseppe Catizone hanno chiesto alla neo giunta Lo Russo di ripensare la mobilità sotto la Mole. Le proteste puntano il dito contro la scarsa sicurezza stradale e tirano in ballo addirittura il fenomeno dello spaccio. «In corso Vercelli – ha denunciato Ricca – non c’è bisogno di un’autostrada della droga per gli spacciatori che viaggiano spesso in bici», ha detto riferendosi a una delle direttrici nord della città dove è già in parte presente una ciclabile.
Non è certo la prima volta che le piste vengono prese di mira dai politici, perché responsabili a loro dire degli incidenti. Così, evitando di dare troppo seguito alle accuse della Lega, ci siamo rivolti a chi la ciclabilità torinese la conosce e la incentiva da anni. Nel 2020 la giunta Appendino aveva accolto una delle storiche battaglie delle Fiab locali sui controviali, avviando la conversione di queste corsie laterali a strade a 20 all’ora di modo da migliorare la sicurezza e incentivare gli spostamenti in sella. Siamo tornati da Elisa Gallo di Bike Pride Fiab Torino per un doveroso aggiornamento in merito.
«Partiamo col dire che Torino è la città con più auto per abitanti in Italia: 63 veicoli ogni cento persone. Abbiamo problemi di traffico, ma anche di incidenti. In questo, i viali non favoriscono la moderazione della velocità. Ecco perché pensiamo che non esistano le ciclabili pericolose, ma strade che non sono state studiate per ridurre la velocità». Secondo Gallo, Torino è ancora lontana dall’essere città a 30 km/h, modello lanciato e messo in pratica a Parigi e che sta ispirando diversi comuni anche in Italia. In merito poi a Corso Vercelli, dove la ciclabile in questione è stata definita un’autostrada della droga, emerge il tema periferie. «Non possiamo pensare che puoi usare la bicicletta solo se abiti in centro, vicino ai parchi – ha aggiunto -. L’auto è un costo e le persone che abitano in zone più periferiche devono poter scegliere. Ben venga dunque la ciclabile di Corso Vercelli, perché ogni bici è un’auto in meno in una delle città più inquinate d’Italia».
Ha completato il quadro della Torino ciclabile il presidente di Fiab Torino Bici & Dintorni, Massimo Tocci, parlando di mobilità e dell’eredità della Giunta Appendino ora nelle mani della nuova amministrazione. «Corso Vercelli, come tutti i corsi della città, è molto largo. Ci sono stati morti e dopo anni di lotta siamo riusciti a fare un pezzo di ciclabile, addirittura con un’azione di guerrilla urbana. Sono trent’anni che facciamo battaglie per i controviali. Ora su Corso Vercelli si sta completando la ciclabile per la Torino Nord e la parte di periferia. I cinque anni della Appendino hanno fatto fare passi avanti – ha concluso -. Ora bisogna che la nuova amministrazione prosegua».