Piaceri d’autunno. Vigneti, uliveti e castagneti sono protagonisti. Per i tesori che portano in tavola e per i colori che regalano al paesaggio. Colori in cui è bello immergersi scoprendo un territorio al ritmo slow del pedale. Fuori dalle rotte consuete, le scoperte si fanno ancora più sorprendenti. Come quelle che regala, per chi scopre la Basilicata in bici (date qui un occhio all’offerta cicloturistica della regione), un weekend pedalando sulla strada dell’olio e dell’Aglianico del Vulture, un vino che è un rosso di grande personalità, dal ristretto areale dop.
Basilicata in bici: da Venosa a Ruvo del Monte
Sono 71 chilometri a saliscendi (dislivello positivo 1490 metri) con salite che richidono gambe allenate o l’assistenza di una e-bike. Fanno parte dell’Anello dei Parchi Lucani, la nuova ciclovia (ve ne avevamo parlato in questo articolo) che rende possibile scoprire tutta la Basilicata in bici. Dividerli in due giorni consente di scoprire anche borghi accoglienti, ricchi di storia e di arte, e le tradizioni arbëreshë portate dalla secolare presenza di profughi albanesi. Prendiamo Venosa, inizio del nostro itinerario: nella patria del poeta latino Orazio e del compositore cinquecentesco Gesualdo da Venosa si mescolano medioevo e rinascimento, fontane monumentali e frammenti di epoca romana. E una scuola di ceramica locale che vale la pena scoprire prima di iniziare a pedalare.
Da Ginosa a Ginestra si risale in un paesaggio colllinare, il Vulture si mantiene sullo sfondo con le sue inconfondibili sette cime. Vigneti e uliveti si dividono il terreno, olio e Aglianico accompagnano in tavola i piatti tipici, come i ravioli di ricotta dolce. Il tocco dolce è dato dalle tante specialità a base di castagna, altro prodotto tipico da poter gustare in tanti modi e, in particolare in versione caldarrosta, durante la golosa sagra della Varola, dal 18 al 20 ottobre a Melfi. Cantine di produttori di Aglianico accompagnano anche la successiva salita verso il paese di Barile, in quell’ambiente segnato dal tufo, tanto particolare da diventare set del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Una possibile tappa intermedia, dove passare la notte se si decide di dividere in due il percorso, è Melfi, a 28 km dal via. Dominata dal castello normanno-svevo, la cittadina regala scorci stupendi da tutto il centro storico.
Se Melfi è arte, è storia, nella successiva sosta ai laghi di Monticchio esplode in mille note di colore – soprattutto ora, in autunno – il foliage dei boschi che circondano i due specchi d’acqua, in cui si intrecciano castagni, aceri, frassini. Prima di ripartire date un’occhiata alla candida Abbazia di S. Michele, che si riflette sul lago Piccolo. All’interno ospita il Museo di Storia naturale del Vulture, custode del grande patrimonio di biodiversità del territorio. La discesa, inebriante, dai laghi verso la valle dell’Ofanto, fa rifiatare prima dell’ultima salita verso l’arrivo, a Ruvo del Monte: curatissima nel centro storico, dove si visitano il castello e la torre angioina e – tra i musei – almeno quello sulla civiltà contadina. Vino e olio ancora in tavola, e un reintegro di calorie in cui non possono mancare i formaggi di produzione locale.