A Londra, macchina più macchina meno, di traffico ce n’è da sempre: il punto è che la colpa di tutti quegli ingorghi ricadrebbe in parte, secondo alcuni, sulle superhighways ciclabili in costruzione. Lo scrive nero su bianco il Times, che punta il dito contro le infrastrutture che dovrebbero invece alleggerire il traffico e l’aria della capitale: numeri alla mano, secondo il recente rapporto Inrix citato dal giornale britannico, dal 2012 al 2015 gli ingorghi sono cresciuti del 12% annuo. Quindi la colpa è dei ciclisti – dicono loro – visto che a Londra, sempre secondo il report, il numero di automobili, sia private che a noleggio, e di taxi è in visibile decrescita.
A scagionare però le superhighways ciclabili londinesi dall’accusa di essere tra le cause responsabili del traffico cittadino si è mossa l’associazione London Cycling Campaign (12mila iscritti), snocciolando altri dati della medesima ricerca Inrix “London Congestion Trends” pubblicata lo scorso maggio. Ad aumentare infatti, nel periodo considerato dallo studio, sono stati soprattutto i lavori stradali: +362%, un valore considerevole, questo sì, per trovare un motivo all’aumento del traffico a Londra. Città che, sempre secondo Inrix, rimane ancora oggi tra le più congestionate a livello mondiale. Raggiunta da BC, la London Cycling Campaign informa che attende ancora un riscontro in merito alle proprie osservazioni a diversi articoli critici sulle infrastrutture per le due ruote.
Non le ciclabili londinesi e neppure le macchine private o quelle a noleggio: alla base dell’aumento del traffico londinese, oltre ai lavori stradali, il rapporto Inrix sul traffico di Londra indica anche l’aumento dei cosiddetti light good vehicles in circolazione, ovvero il lato “inquinante” dell’e-commerce: nel centro di Londra, considerata anche la congestion charge, dal 2012 al 2014 il numero di questi veicoli impegnati nella consegna di merci e prodotti, che spesso potremmo invece comprare spostandoci in bicicletta come in Danimarca, è cresciuto di oltre il 5%, con un aumento che sfiora il 15% se si guarda alle periferie.