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Ciclofficina letteraria sotto sfratto. Il crowdfunding per Stefano Bruccoleri

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Stefano Bruccoleri
Stefano Bruccoleri all'opera nella ciclofficina del quartiere Campidoglio di Torino

«In pochi giorni ho raccolto 1.300 euro. Me ne servono 7mila perché dovrò trovare un nuovo posto dove aprire e pagare una cauzione». Stefano Bruccoleri, 53 anni, spiega così a BC il motivo della sua campagna di crowdfunding sul portale Produzioni dal Basso per tenere aperta la sua ciclofficina letteraria a Torino. «Si chiama Adotta un ciclo scrittore e l’ho aperta perché ho ancora poco tempo prima di esser sfrattato dall’immobile in cui abito e lavoro da cinque anni». Si trova nel quartiere Campidoglio, noto per il fervore artistico. «Se andrà bene troverò un altro spazio in questa zona».

Stefano Bruccoleri: la storia

Nato in Belgio, dove il padre minatore era migrato per trovare lavoro, Stefano si sposta poi a Torino. Nel 2003, quando inizia la sua vita in strada, decide di iniziare un lungo viaggio in Italia, pedalando circa 27mila chilometri in sette anni. «Poi – ci racconta – una volta a Torino ho avuto la possibilità di abitare e lavorare in un questo spazio grazie a un comodato d’uso gratuito. Ora, purtroppo, i proprietari devono vendere e mi hanno dato un pò di tempo per trovare una soluzione».

In tutti questi anni la ciclofficina letteraria di Stefano Bruccoleri è stato uno dei tanti luoghi di aggregazione del quartiere torinese. «Non volevo dimenticarmi di esser stato uno scrittore, così ho unito questa mia anima a quella dell’artigiano». Presentazioni di libri, cicloaperitivi, spettacoli, un vero e proprio luogo di cultura ricoperto di tante biciclette. Come tanti altri in giro per l’Italia.

Nel caso in cui la campagna di crowdfunding non dovesse raggiungere la cifra obiettivo, il ciclo scrittore ha già in mente un piano B. «Non mi spaventa vivere in strada – spiega – Quando lo facevo avevo messo in piedi un’attività di ciclofficina itinerante. Potrei anche tornare a quell’esperienza: non ho mai guadagnato soldi per arricchirmi, ma per riempire il frigo».