Coronavirus e trasporti: è il boom del bike sharing e della micromobilità da una parte e la drastica riduzione nell’utilizzo del car sharing dall’altra. Mentre il settore del trasporto pubblico subirà una decisa trasformazione. Queste le principali conseguenze della crisi legata al covid-19 sul mondo della mobilità.
Quali saranno nello specifico gli scenari futuri che si prospettano per il mondo dei trasporti?
A questa domanda prova a rispondere il nuovo studio di Deloitte, From now on. Mobility Boost. La ricerca delinea il quadro possibile per un comparto che rappresenta un tema strategico e di interesse anche per quei settori industriali non tradizionalmente legati alla mobilità.
Coronavirus e trasporti, chi è più a rischio?
Tra i settori più colpiti c’è sicuramente l’automotive, e in particolare le immatricolazioni di auto, che a marzo 2020 hanno subito un crollo deciso in tutti Paesi europei e soprattutto in Italia, con una contrazione delle vendite dell’85,54%. Senza contare che la crisi delle auto colpirà più di un milione di lavoratori in tutta l’Unione.
Male anche i treni veloci nel nostro Paese hanno subito nel mese di marzo un taglio del 98%.
Coronavirus e trasporti, le ripercussioni sul pubblico
Anche nell’ambito del settore pubblico, il nuovo scenario economico avrà diversi impatti.
Innanzitutto è previsto un aumento dei costi di gestione del trasporto pubblico. Le ragioni sono diverse: in primis, la necessità di garantire il distanziamento sociale richiederà un aumento delle corse – il fenomeno è già diffuso in diverse città europee quali Amburgo e Bucarest. In secondo luogo, ulteriori risorse saranno impiegate per la sanificazioni dei mezzi: Dubai ogni giorno impiega 1000 persone a questo scopo.
Si procederà poi, secondo gli studiosi, a revisionare le infrastrutture di trasporto per garantire la sicurezza dei cittadini a fronte di un maggiore utilizzo atteso di alcune forme di mobilità ritenute più sicure dalla collettività – ad esempio a NYC si è assistito ad un incremento nell’utilizzo della bicicletta pari al 67% nel solo mese di marzo 2020, mentre a Berlino e Bogotà alcune strade adibite al traffico auto sono state “trasformate” in piste ciclabili. In generale, le iniziative delle città che promuovono l’uso della bici stanno spuntando ovunque nel mondo. E sembra che sia solo l’inizio.
Boom del bike sharing, crollo del car sharing e noleggio
L’emergenza sanitaria, continua Deloitte, potrebbe accelerare lo sviluppo di alcune forme di sharing economy fino ad oggi considerate “embrionali”, come la micro mobilità, monopattini, bike e scooter sharing. In Cina è stato calcolato che a partire dall’inizio del contagio, tre mesi fa, il bike sharing è aumentato del 150%.
A rischio sono le forme più “classiche” di sharing economy legata al trasporto. In primo luogo il car pooling, ma anche il car sharing, settore già in via di consolidamento economico prima della crisi. Secondo il report, la condivisione di auto ha subito nel mese di marzo, nel nostro Paese, una contrazione degli utilizzi del 60% con picchi fino al 70%. Brusca frenata anche per il noleggio auto (-98% di immatricolazioni a breve termine e -80% di immatricolazioni a lungo termine).
Il report ipotizza, nel caso di una frenata del covid-19 entro l’anno, una ripresa del car sharing nel corso del 2021. In alternativa, se la pandemia dovesse prolungarsi anche l’anno successivo, la conseguenza si tradurrebbe in un ulteriore impatto negativo sul conto economico degli operatori, con un raggiungimento del break even che potrebbe spostarsi all’inizio del 2023, quando l’emergenza sanitaria sarà sperabilmente solo un vecchio ricordo.