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L’altro bonus: in Emilia-Romagna 50 euro al mese se vai in bici al lavoro

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bologna in bici
A Bologna, lungo la Tangenziale delle Biciclette

Tutti conosciamo il bonus mobilità, quei 500 euro che i residenti di comuni con oltre 50mila abitanti possono usare per comprarsi una bici o un monopattino elettrico. Ma oltre a questa misura varata nel Decreto Rilancio, anche le Regioni si stanno attrezzando con incentivi. Si distingue l’Emilia-Romagna che ha messo a disposizione di 30 Comuni 3,3 milioni di euro all’interno del Piano aria integrato regionale. Città come Piacenza, Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Rimini e Ravenna potranno così premiare i lavoratori che scelgono di andare in bici al lavoro con 50 euro al mese.

La storia del rimborso chilometrico o, in generale, degli incentivi al bike to work non è nuova in Italia. Il primo comune ad adottare un incentivo simile fu Massarosa, in provincia di Lucca, cinque anni fa. Nel 2020, in piena Fase 2, le città hanno bisogno di alternative all’automobile per non ingolfare i centri storici e le periferie. «Il progetto Bike to Work apre da subito nuovi investimenti e incentivi per promuovere l’uso della bicicletta». Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo. Che ha poi sottolineato gli indubbi benefici per la qualità dell’aria di una scelta «ancor più necessaria in questa fase di emergenza».

Non viaggia solo, in Emilia-Romagna, il bonus da 50 euro per chi sceglie di andare in bici al lavoro. Il piano regionale destina anche 300 euro a quei residenti abbonati al trasporto ferroviario che vogliono acquistare una bici pieghevole. L’obiettivo espresso è quello di fornire una realtà alternativa per l’intermodalità, sostituendo l’auto negli spostamenti quotidiani da e verso la stazione.

Gli esempi virtuosi di incentivi sono presenti anche all’estero, come vi abbiamo spiegato in questo articolo. Le città italiane, nel frattempo, cambiano piano piano volto, facendo spazio alle biciclette e ai pedoni. Daranno frutti questi bonus? L’auspicio è che servano anche a sconfessare chi ancora è convinto che ogni tipo di sostegno alla mobilità ciclistica vada derubricato a spreco di soldi pubblici.