Di buono, a cercarlo col lanternino, c’è il fatto che le ferie di agosto sono andate lisce. E quasi tutte le famiglie italiane hanno potuto viaggiare con le loro bici fissate ai portabici da auto. A mettere i bastoni tra le ruote era stata un anno fa una circolare del ministero dei Trasporti che ha fissato nuove misure massime per i portabici auto, rendendo fuorilegge la maggior parte dei modelli sul mercato; e imponendo anche nuovi oneri autorizzativi per chi li utilizza. Ne avevamo scritto così dopo il ricorso presentato da un pool di produttori e la decisione del Consiglio di Stato – gennaio 2024 – di sospendere la circolare del ministero dei Trasporti, che demandava a un atteso responso del Tar. Che si è fatto attendere, ma è arrivato. La settimana scorsa, il Tar del Lazio ha respinto il ricorso.
Che succederà ora? Il verdetto del Tar non ha automaticamente riattivato la circolare dell’anno scorso. O meglio, le due circolari (25981 del 6 settembre e 30187 del 12 ottobre 2023). Alla sospensiva del Consiglio di Stato era seguita infatti la messa in stand by, da parte della Motorizzazione civile, delle disposizioni contenute nella circolare. Per riportare in vigore la circolare occorre quindi un nuovo pronunciamento dello stesso Ministero dei trasporti. Che potrebbe cercare la via di un dialogo con l’industria di settore (si calcola che in Italia circolino oltre 300mila portabici auto). Industria che dal canto sua ha già fatto sapere, nel caso di riattivazione della circolare, che ricorrerà in giudizio.
Sarebbe un ricorso con concrete possibilità di successo, a leggere il documento in cui Fiab, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, ha messo in fila tutte le incongruenze che le due circolari del Mit presentano. Basta pensare al fatto che le norme toccherebbero solo i cittadini italiani, e non gli stranieri che – altrettanto numerosi – continuerebbero a circolare con i vecchi modelli di portabici. Se è questione di sicurezza, fanno notare in Fiab, aquivale a dire che un limite di velocità vale solo per gli italiani. Anche il Tar, nella sua sentenza, si presta a critiche quando afferma che si parla di trasporto di mezzi non strettamente necessari: in contrasto, ad esempio con la recente dichiarazione del Parlamento europeo che assegna alle biciclette un ruolo chiave nel contrasto ai cambiamenti climatici.