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Il ciclista e la portiera. Milano, la storia di un incidente titolato male

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© Ylbert Durishti

Ogni giorno leggiamo sulla stampa e online notizie che riguardano incidenti stradali e spesso coinvolgono gli utenti attivi come pedoni e ciclisti. Uno degli ultimi episodi ha riguardato un 35enne in sella: ora è ricoverato in condizioni gravi all’Ospedale San Carlo di Milano. Che cosa è successo? Secondo le ricostruzioni è probabile che un autista, nell’aprire la portiera, non si sia accorto del ciclista che stava passando accanto al mezzo. Qual è però il problema, denunciato da diversi rappresentanti della politica locale, come Marco Mazzei, consigliere comunale a Milano e tra gli attivisti bike friendly più noti?

I titoli della stampa hanno avuto questo taglio: “Ciclista sbatte contro lo sportello”, “Ciclista si schianta contro la portiera aperta”, Ciclista contro portiera di un’auto”. L’incidente, avvenuto in via Soperga nel capoluogo lombardo, è dunque stato descritto quasi come un errore da parte di chi pedalava, non accortosi di una portiera aperta. La vittima stava pedalando su un mezzo in sharing del servizio BikeMi. Diverse testate hanno comunque riportato la ricostruzione: le autorità sembrano credere che l’automobilista abbia aperto la portiera senza assicurarsi ci fosse o meno qualcuno.

Il tema di un linguaggio appropriato per descrivere le collisioni stradali non è nuovo. Tra portiere killer e auto pirata, il linguaggio usato dai media per gli incidenti riflette una visione autocentrica della strada. Lo abbiamo fatto notare in questo servizio pubblicato sulla rivista BC: a investire il pedone è sempre l’auto, mai l’automobilista. Se succede con le due ruote, è sempre il ciclista. Questo riflesso condizionato perdura anche ora che in Italia diverse amministrazioni comunali stanno prendendo a modello esempi come Parigi o Amsterdam, dove le auto non sono più le protagoniste del traffico e lo spazio pubblico è a disposizione anzitutto delle persone.

In città gli incidenti semper numerosi che coinvolgono pedoni e ciclisti hanno allarmato l’opinione pubblica e le associazioni. Per denunciare la situazione nelle strade milanesi gruppi spontanei e associazioni hanno organizzato flash mob, manifestazioni e iniziative contro le soste selvagge come la Via Libera promossa dal gruppo di attivisti di Sai che puoi.