Fino al 12% di probabilità in meno di assenza dal lavoro per malattia, che sale al 18% (sempre di probabilità in meno) quando si tratta di problemi di salute che costringono le persone a casa per almeno 10 giorni. Questo, in numeri, è il benefico rapporto tra bike to work e salute certificato da uno studio condotto in Finlandia dal Finnish Institute of Occupational Health, ente che ha raccolto i dati di oltre 28mila dipendenti pubblici nel corso di due anni di monitoraggio che ha analizzato vari tipi di spostamenti casa-lavoro. Non tanto per capire se il bike to work faccia o meno meglio alla salute rispetto che allo spostarsi in auto: il pendolarismo in sella è da anni definito come una delle occasioni quotidiane più preziose per fare attività fisica.
Come ha elaborato la ricerca finlandese, pedalare per 61 chilometri (o più) è associato a un minor rischio di ammalarsi e dunque di assentarsi dal lavoro. In media chi pedala tutti i giorni per andare in ufficio ha 4,5 giorni in meno di malattia rispetto ai colleghi che guidano. Non si tratta ovviamente della prima ricerca che compare su BC in merito ai benefici del bike to work. Di recente abbiamo scritto di un’altra analisi che si è focalizzata sull’impatto positivo della bicicletta pure sulla salute mentale delle persone.
Andare in bici al lavoro a certe latitudini, anche in inverno, non è un tabù. A Oulu, città finlandese, abbiamo presentato la storia di un comune ribattezzato come la Copenaghen artica, dove le persone pedalano su ciclabili di ghiaccio. Tornando alla ricerca è emerso anche che tra l’andare in bici e a piedi i benefici sarebbero leggermente maggiori per chi pedala un numero di chilometri sufficientemente alto. Il messaggio, ad ogni modo, è che la mobilità attiva rappresenta il principale antidoto contro una serie di problemi di salute che una vita sedentaria e automobilistica comporta. “Sapendo che solo la metà della popolazione adulta pratica un’attività fisica conforme alle raccomandazioni, il pendolarismo a piedi o in bicicletta può essere un modo utile per aumentare l’attività fisica a favore della salute”, ha dichiarato Jenni Ervasti, epidemiologa dell’istituto che si è occupato della ricerca.