Tra le campagne di sensibilizzazione storiche che la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta organizza ogni autunno c’è quella del Ciclista Illuminato. La mobilità dolce è un diritto per tutti ed è un bene che sempre più cittadini pedalino da casa al lavoro, da casa a scuola o negli altri spostamenti quotidiani. Al tempo stesso occorre farsi notare nel traffico. Detta altrimenti: bisogna circolare, come minimo, con luci anteriori e posteriori funzionanti. A Verona, durante un censimento organizzato dai volontari della Fiab locale, i numeri testimoniano che ancora molto deve essere fatto: su quasi mille transiti rilevati, il 39% dei ciclisti (388 in tutto) viaggiava a bici completamente spenta.
I volontari Fiab che si sono posizionati in quattro punti di ingresso e uscita nel centro storico (vale a dire Ponte Nuovo, Ponte della Vittoria, Viale Piave, Castelvecchio) hanno conteggiato il passaggio dei ciclisti in poco più di un’ora. Il censimento, è il caso di dirlo, ci aiuta a far luce anche su quanto è frequente la buona pratica di accendere le luci e utilizzare altri accorgimenti nella città veneta: il 15% del campione (non rappresentativo) è risultato poco illuminato, il 35% quasi illuminato (ovvero mancavano i catarifrangenti ai raggi) e il restante 11% illuminato a dovere.
In oltre dieci anni, però, le cose sono cambiate in meglio anche grazie al lavoro di Fiab. Nella prime tre edizioni di Ciclista Illuminato (avviato nel 2010 a Verona) i no lux superavano abbondantemente la metà dei ciclisti censiti. Nelle ultime tre edizioni, invece, la loro percentuale si è attestata appena al di sotto del 40% (dato confermato anche nel 2021). A meno di un mese dall’inverno e con le giornate che si accorciano sempre di più non è soltanto della maglia termica e dell’impermeabile che bisogna preoccuparsi: l’equipaggiamento richiede la presenza fissa e funzionante delle luci posteriori e anteriori, di catarifrangenti ai raggi e altri accessori fluo da allacciare, per esempio, alla caviglia.