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Milano, l’idea del radar per pizzicare (con l’AI) chi ha lo smartphone alla guida

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radar australiano

A Milano l’assessore alla Mobilità Marco Granelli ha avanzato l’ipotesi di sfruttare telecamere dotate di intelligenza artificiale per multare gli automobilisti che compulsano lo smartphone alla guida. La tecnologia è quella del radar australiano e, per quanto promettente nei piani di Palazzo Marino, si scontra in Italia con la questione normativa: al momento, infatti, simili strumenti non sono ammessi poiché la telecamera per essere efficace dovrebbe riprendere il conducente con evidenti punti critici rispetto alla tutela della privacy.

Come funziona il radar australiano?

Come si legge su Repubblica, Granelli si è fatto da tempo portavoce di una proposta per far sì che sistemi come il radar australiano vengano ammessi proprio perché il fine ultimo è quello di ridurre il più possibile i rischi derivanti dalle distrazioni al volante.

Il radar australiano è una telecamera non dissimile dalle migliaia presenti sulle strade urbane in grado di scattare una foto della targa dell’auto e, soprattutto, riprendere il conducente nell’abitacolo distinguendo se ha lo smartphone all’orecchio o in mano. Lo strumento, in caso di violazione del Codice della Strada, interviene avvisando subito le autorità più vicine.

Come riportato dall’Istat in un report sulla sicurezza stradale del 2023, parlando di incidenti «tra i comportamenti errati alla guida si confermano come più frequenti la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata. I tre gruppi costituiscono complessivamente il 36,5% dei casi (80.057), valore stabile nel tempo».

«Abbiamo chiesto al ministero e al Parlamento che nella riforma del Codice della Strada siano ampliati tutti gli strumenti di controllo», ha spiegato l’assessore Granelli nella sua battaglia contro gli smartphone alla guida. Nel frattempo sotto la Madonnina nei mesi scorsi si sono fatte notare alcune manifestazioni rilanciate grazie ai social per infliggere false multe a chi posteggia in divieto, generando un database che rende l’idea di quanto lo spazio pubblico venga occupato dalle macchine nelle vie e piazze della città.