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Cechia in bicicletta: tra storia e natura sulla Ciclovia della Cortina di Ferro

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Torre di Osservazione in Cechia
Torre di osservazione nel parco nazionale di Sumava, lungo la Ciclovia della Cortina di Ferro - foto L. Zemanek / shutterstock

“Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente”: queste parole, pronunciate da Winston Churchill il 5 marzo 1946 in un discorso al Westminster College di Fulton (Missouri), sono considerate da molti storici come l’inizio ufficiale della guerra fredda, che per oltre mezzo secolo – fino al 1991 – vide l’Europa drammaticamente divisa in due blocchi contrapposti. Eventi recenti, che i meno giovani di noi ricordano come vicende di attualità e che proprio per questo motivo rendono la Ciclovia della Cortina di Ferro, in Cechia, non solo uno spettacolare percorso cicloturistico, ma anche un viaggio nel tempo ricco di emozioni e di suggestioni.

Eurovelo e dintorni

Segnaletica sul percorso – foto Monica Nanetti

Il tracciato in territorio ceco è una parte del lunghissimo itinerario Eurovelo 13, che in poco meno di 10mila chilometri ripercorre tutti gli ex confini tra Europa Orientale e Occidentale, dall’estremo nord della Finlandia fino alle coste della Bulgaria sul Mar Nero (sul sito ufficiale Eurovelo trovate la traccia gpx, scaricabile gratuitamente) e si snoda all’estremo sud-ovest della Cechia, lungo i confini con la Germania e con l’Austria attraverso tre diverse regioni: Karlovy Vary (Karlovarský kraj), Pilsen (Plzeňský kraj) e Boemia Meridionale (Jihočeský kraj). Un itinerario ciclistico tra storia e natura che ha il suo punto d’inizio in un luogo fortemente simbolico, nei pressi del borgo di Aš in un punto denominato “Trojmezí”, ovvero “triplo confine” tra quelle che erano un tempo la Germania Est, la Germania Ovest e la Cecoslovacchia. Una zona, quindi, che fino a poco più di trent’anni fa era una sorta di “terra di nessuno” abbandonata e vuota, frequentata solo dalle agguerrite pattuglie cecoslovacche che presidiavano la frontiera per impedire i tentativi di fuga a ovest. Questa storia drammatica ci ha però lasciato una bella eredità, dal momento che la strada di sorveglianza, una lingua asfaltata che corre a pochi metri dal confine, esiste ancora ed è diventata oggi la Ciclovia della Cortina di Ferro, un itinerario memorabile.

All’ombra degli abeti

Foto Monica Nanetti

Il percorso si snoda infatti in una zona di morbide colline, costantemente immerso in una natura affascinante: grandi campi coltivati a cereali, piccoli stagni e laghetti e soprattutto boschi di abeti rossi e betulle, immensi e alti come cattedrali. Praga, con le sue grandi masse di visitatori, è solo a poche ore di auto, ma qui il turismo sembra ancora essere un concetto sconosciuto: un ambiente che regala sensazioni di tranquillità e di autenticità ormai difficili da trovare in tutta Europa. Una dimensione ancor più sorprendente considerato il fascino di queste località: la Ciclovia della Cortina di Ferro corre attraverso paesini colorati e invasi dai fiori, castelli millenari (come quello di Seeberg, nei pressi di Františkovy Lázně), grandi fattorie nel tipico stile architettonico locale, ville della ricca borghesia di un secolo fa miracolosamente sopravvissute alle vicende storiche, vivaci cittadine – come Cheb – con un affascinante quartiere medievale (Špalìček) e una serie di accoglienti locali dove premiarsi con una fresca birra, meritatissimo orgoglio nazionale.

Rete di ciclabili

Proseguendo lungo il confine con la Baviera la Ciclovia della Cortina di Ferro offre la scelta tra il tracciato ufficiale Eurovelo 13, che avanza zigzagando sulla linea di confine tra Cechia e Germania, o l’itinerario che si mantiene costantemente in territorio ceco, percorrendo la fitta rete di ciclabili e di tranquille provinciali in cui il traffico è minimo e il rispetto per il ciclista è ben diffuso. Si tratta, va detto, di un itinerario non di tutto riposo: salite e discese si susseguono in continuazione, spesso su fondo sterrato, e il conteggio a fine giornata porta inesorabilmente a svariate centinaia di metri di dislivello. Nulla di estremo o proibitivo, beninteso: ma per godersi al meglio l’esperienza e le bellezze del percorso, meglio arrivare con un minimo di allenamento. Ne vale senza dubbio la pena, per godersi la varietà di suggestioni e di sorprese che l’intera regione è in grado di offrire: come la sontuosa eleganza del castello di Kynžvart, che il cancelliere di Stato austriaco Klemens von Metternich elesse a propria residenza estiva a dispetto del fatto che la sua immagine fosse tutt’altro che popolare in Boemia. O come la città di Domažlice, con il suo centro storico circondato da variopinte case rinascimentali e con le sue molte leggende e tradizioni.

Il castello di Kynzvart – foto Monica Nanetti

Nella Selva boema

Spingendosi ancora più a sud si arriva al Parco Nazionale della Selva boema (Národni park Šumava). La natura, qui, è padrona di casa; queste sono zone di turismo invernale, con piccole località sciistiche sparse tra morbidi pendii. Ma sono anche zone dove la storia recente ha lasciato un segno vistoso, e non solo per le memorie della cortina di ferro, di cui si possono scorgere di tanto in tanto le tracce sotto forma di blocchi di cemento, barriere di filo spinato e cartelli lungo la pista ciclabile che mettono in guardia sulla presenza di esplosivi sul terreno, invitando implicitamente a non lasciare i percorsi principali. Un capitolo a parte spetta infatti anche alle vicende dei “villaggi scomparsi”, segnalati lungo il percorso con piccoli monumenti in forma di libro aperto, alcune foto in bianco e nero e scritte in ceco e in tedesco: si tratta di vere e proprie stele funebri per paesi che oggi non esistono più. Paesi spesso con origini antiche e una florida economia, il più delle volte basata sulla produzione di vetri (siamo in Boemia, la terra dei cristalli), che dopo la fine della seconda guerra mondiale, con la “cacciata dei Sudeti” e l’abbandono totale dell’intera zona, sono spariti senza lasciare la minima traccia, tanto che la natura ha ripreso completamente il possesso dei luoghi.

Incontro con la Moldava

Sul lago di Lipno – foto Monica Nanetti

Il percorso si fa meno faticoso una volta raggiunte le sorgenti del fiume Moldava, di cui si segue il corso scendendo fino al grande lago di Lipno: a questo punto, al di là della frontiera la Germania ha lasciato il posto all’Austria e i percorsi sono diventati un po’ più popolati di cicloturisti e gitanti. Natura, storia e cultura continuano a susseguirsi: il percorso si spinge fino nel cuore del “Canada Boemo”, dove silenziose piste ciclabili che alternano asfalto e sterrato si inoltrano nella foresta e costeggiano piccoli specchi d’acqua che richiamano i panorami del Quebec. Ma il tracciato, costantemente ondulato, attraversa anche monumenti spettacolari come il maestoso castello di Landštejn; cittadine antiche come Vyšší Brod e il suo grande monastero cistercense del XIII secolo (che ancora ospita una piccola comunità di monaci); veri e propri gioielli architettonici come la città di Slavonice, un autentico trionfo di case rinascimentali cesellate e decorate come gioielli. Nel complesso, un viaggio ricco di bellezze e suggestioni, in una Cechia che si propone una volta di più come destinazione ciclistica accogliente e ben organizzata (vi avevamo accompagnato in primavera sulla ciclabile del canale di Bat’a), territorio che si presta alla scoperta dal sellino. E vi consigliamo di navigare sul sito ufficiale dell’ente del turismo della Cechia, che offre pagine ricche di spunti sull’offerta cicloturistica comèplessiva del Paese.