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Coronavirus e inquinamento. Esiste una relazione?

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coronavirus e inquinamento
La foto dal satellite mostra come si sia abbassato l'inquinamento nella pianura padana durante il lockdown.

C’è una stretta relazione tra coronavirus e inquinamento? L’ipotesi è oramai sostenuta da diversi studi, l’ultimo dei quali è stato condotto dalla Martin Luther University Halle-Wittenberg in Germania, e riportato dal quotidiano inglese The Guardian.
Anzi, secondo la ricerca gli alti livelli di smog potrebbero essere “uno dei più importanti fattori che contribuiscono” alle morti per Covid-19.

Il report, pubblicato nella rivista “Science of the total environment“, analizza le morti per coronavirus in 66 regioni amministrative in Italia, Spagna, Francia e Germania, mostrando come ben il 78% di esse (4.443) si è verificato in sole cinque regioni, ossia le più inquinate. Di queste regioni, continua lo studio, quattro sono situate nel nord Italia e una nella Spagna centrale – la zona intorno a Madrid. Inoltre, le stesse cinque regioni mostrano le più alte concentrazioni di NO2 – un inquinante prodotto perlopiù dai veicoli diesel – combinate con un flusso d’aria verso il basso che impedisce un’efficace dispersione dell’inquinamento atmosferico.

“I risultati indicano che l’esposizione a lungo termine a questo inquinante potrebbe essere uno dei più importanti fattori di mortalità causati dal virus Covid-19 in queste regioni e forse in tutto il mondo”, ha affermato Yaron Ogen, presso la Martin Luther University di Halle- Wittenberg in Germania, che ha condotto la ricerca.

Coronavirus e inquinamento, il caso lombardo

Ma questo non è l’unico studio che analizza la relazione tra Covid-19 e smog. Sergio Harari sul Corriere della Sera del 20 aprile si domanda perchè la Lombardia abbia registrato un numero record di morti. E avanza anche un altro importante interrogativo: perché in queste ultime due settimane i malati che vengono ricoverati soffrono di sintomatologie meno gravi e sempre meno pazienti devono ricorrere alle terapie intensive?

Certo, solo una volta che saranno disponibili i dati precisi sulla mortalità si potrà dire se la Lombardia ha avuto più morti di altre regioni italiane e europee, precisa l’autore, e che quindi esiste una relazione tra coronavirus e inquinamento.

Tra i dubbi metodologici ed epidemiologici di una parte della comunità scientifica, nell’articolo vengono citati due studi che analizzano il rapporto tra smog e coronavirus.

Il primo, messo a punto dall’ Università di Harvard, diffuso in via preliminare e senza che sia ancora stato sottoposto a tutti i processi di valutazione delle pubblicazioni scientifiche, sostiene che esiste un legame fortissimo fra Pm2,5 e Covid-19, addirittura che per ogni aumento di 1 mcg/m3 si registrerebbe un incremento della mortalità del 15%.

Un altro studio italiano della Società Italiana Medicina Ambientale, dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e dell’Università di Bologna sostiene che alte concentrazioni di polveri sottili a febbraio in Pianura Padana hanno esercitato un’accelerazione anomala alla diffusione virulenta dell’epidemia.

Inquinamento ai minimi

Ci sono diverse rilevazioni che provano un crollo dell’inquinamento dovuto allo stop al traffico come conseguenza del lockdown. Secondo l’Agenzia spaziale europea, i livelli di biossido di azoto si sono dimezzati in alcune città rispetto agli stessi valori registrati nello stesso periodo l’anno precedente. Il miglioramento, sostiene lo studio, è evidente in Italia, Spagna e Francia dove il lockdown è ormai in vigore da diverse settimane: a Parigi dal 13 aprile al 13 marzo c’è stato un calo del 54% dei livelli di biossido di azoto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A Milano, Roma e Madrid del 45% circa.

Anche una ricerca del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA) ha stimato una diminuzione del biossido di azoto del 40-50% in Pianura Padana.

Speriamo che questo comporti anche una riduzione del numero dei morti: un report di fine febbrario redatto da Greenpeace Southeast Asia e Centre for research ha stimato che ogni anno i decessi dovuti all’inquinamento atmosferico sono circa 56 mila in Italia e 4,5 milioni nel mondo.