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E-bike a New York: 200 incendi causati dalle batterie

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E-bike, pericolo incendi. Succede a New York dove, secondo un rapporto dei vigili del fuoco, quest’anno ci sono stato già 200 incendi con sei morti causati dalle batterie delle bici a pedalata assistita. Un problema questo che tocca in modo particolare i circa 65mila addetti alle consegne che utilizzano le e-bike. A scatenare le fiamme sarebbero infatti le batterie di scarsa qualità e no testate da enti certificatori che vengono utilizzate da questi lavoratori che si devono arrangiare con bici da 1000 dollari.

Quasi tutte sono alimentate da pacchi batteria agli ioni di litio, che contengono celle strettamente raggruppate che immagazzinano energia sotto forma di sostanze chimiche infiammabili. In genere le celle sono mantenute sincronizzate da un circuito elettronico chiamato sistema di gestione della batteria, o Bms, che assicura che le celle non si sovraccarichino o rilascino troppa energia contemporaneamente.

E-bike a New York, le richieste dei rider

Ma quell’attento equilibrio può essere interrotto a causa di danni, usura o fabbricazione difettosa, a volte con risultati pericolosi. Di questo rischio i primi a essere consapevoli sono proprio i lavoratori delle consegne: qualcuno carica lo stesso la batteria in casa e incrocia le dita, altri si arrangiano con soluzioni che, se garantiscono più sicurezza, pesano sulle non proprio cospicue retribuzioni.

Gustavo Ajche, il fondatore di Los Deliveristas Unidos, una sorta di sindacato dei rider di New York, ha detto che utilizza un parcheggio allestito come stazione di ricarica all’interno di un garage privato. Ajche divide lo spazio con circa altri 20 lavoratori e deve pagare150 dollari al mese per la sua quota.
Preoccupati anche gli amministratori pubblici. La società che gestisce le case popolari cittadine avrebbe voluto vietare la presenza di e-bike negli appartamenti ma ha dovuto fare marcia indietro per le proteste degli abitanti. Anche la proposta che arriva dal consiglio comunale di vietare la vendita di batterie di seconda mano o non verificate, ha scatenato la rabbia dei rider. “La soluzione non è in nuove restrizioni – commenta Ajche – ma in spazi pubblici messi a disposizione di chi deve ricaricare”. Alla base, ancora una volta però, ci sono le condizioni salariali di questi lavoratori. “Se si vuole più sicurezza è necessario adeguare la retribuzione a 30 dollari l’ora – continua Ajche – una cifra che aiuterebbe a compensare i notevoli costi di attrezzatura e manutenzione dei lavoratori del nostro settore, soprattutto se dobbiamo passare a batterie più sicure e certamente anche più costose”. Già oggi, cominciare un’attività di rider, prevede una spesa di attrezzature per 4mila dollari che con batterie certificate lieviterebbe ancora di più.