Toni Demuro, artista. Il primo amore è stato una bicicletta: “Una Graziella. Ma più della Graziella, mi sono innamorato di quello che la Graziella rappresentava: l’aria, la terra, la libertà”. E il grande amore è arrivato su una bicicletta: “Pedalava dalla campagna alla città. C’era qualcosa di speciale, di visibile, di unico. In lei più che nella sua bici. Si chiamava Annalisa. Ci siamo sposati”. Da allora forse ogni bicicletta è diventata un atto di amore o una dichiarazione di amore: “Per la sua leggerezza, la sua sensibilità, la sua umanità. Per i suoi silenzi e per la sua pulizia. Per la sua semplicità”.
La nuova bicicletta di Toni Demuro ha una ruota sola, è
Prima di aggrapparsi al manubrio di una bici, Toni Demuro si era arrampicato sul ramo di un albero: “Da piccolo disegnavo come fanno, inconsapevolmente, tutti i bambini. Familiari e insegnanti mi dicevano che ero bravo, tant’è che poi ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Sassari e mi sono diplomato in pittura, ma ho atteso il 2011 prima di dedicarmi esclusivamente alle illustrazioni. Non l’ho fatto con le biciclette, ma con gli alberi, il parco-giochi della mia infanzia: li scalavo, li abitavo, lassù inventavo storie, da lassù guardavo il mondo secondo un’altra prospettiva. Così, per farmi conoscere ho aperto un blog, e quasi ogni giorno disegnavo un albero, il primo anno ne ho creati 275. E che il 2011 fosse l’anno dedicato alle foreste è stato soltanto un caso. Gli alberi sono radici e fiori, sono vento e stagioni, sono Cosimo il barone rampante di Italo Calvino e Elzéard il pastore piantatore di Jean Giono, sono un simbolo universale con la stessa forza, e anche con gli stessi poteri, delle biciclette”.
La bicicletta fa comunità: “E fa anche famiglia – spiega Demuro -. Io, Annalisa, Pietro che va all’università e Giovanna che va alle medie. La nostra è una famiglia a due ruote”.