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Svolta a destra con il rosso e niente stop: Montreal pensa a un codice per ciclisti

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Idaho stop: i ciclisti, secondo questa riforma del codice della strada, non hanno l'obbligo di fermarsi.

Biciclette e auto sono mezzi di trasporto differenti: perché quindi dovrebbero rispettare le stesse norme del codice della strada? La città canadese di Montreal ha proposto tre modifiche mirate proprio a rendere più agevole e sicura la mobilità ciclistica. A cominciare dagli stop, dove chi pedala non dovrebbe essere obbligato a fermarsi, ma soltanto a rallentare; i ciclisti dovrebbero aver la possibilità di svolta a destra anche con il rosso; infine la segnaletica di riferimento delle biciclette dovrebbe essere quella dedicata ai pedoni.

«La bicicletta non può essere trattata allo stesso modo dell’auto, è senza senso», ha detto la consigliera comunale di Montreal Marianna Giguère che sostiene le modifiche del codice della strada in una città dove la bicicletta è sempre più protagonista. A questo punto l’approvazione di una mini-riforma bike friendly passa nelle mani di Quebec City, dove il governo provinciale non ha promesso nulla all’amministrazione di Valèrie Plante, entrata in carica lo scorso autunno.

Da parte loro, a Montreal i proponenti di queste modifiche alle norme del codice della strada per una maggior tutela dei ciclisti hanno messo sul tavolo i dati a sostegno dei tre cambiamenti suggeriti. Grazie al cosiddetto Idaho stop – ovvero il non obbligo di fermarsi per i ciclisti già introdotto in alcune città – uno studio ha riferito di un -14,5% di incidenti per i ciclisti a un anno dall’entrata in vigore nello stato Usa dell’Idaho. Per Jason Meggs, autore di questa ricerca dell’Università della California, «non c’è misura più veloce dell’Idaho stop per aver più spostamenti in bicicletta nelle città».

Tra i sostenitori di questi cambiamenti che non deresponsabilizzano i ciclisti, ma rendono più sicuri e agevoli gli spostamenti in bicicletta, anche Suzanne Lareau, presidente di Velò Quebec, secondo la quale nel codice della strada, proprio perché bici e automobili non sono paragonabili in termini di pericolosità, ci si dovrebbe ispirare a un principio di «equità».