“C’è una vita da vivere” e “ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere”. Così Cesare Pavese argomentava a Giulio Einaudi il rifiuto di revisionare un testo. Una buona ragione certo, ma non è una delle 98 che Martin Angioni ha raccontato nel suo libro, edito da Utet, che racconta il bello del pedalare.
Le 98 ragioni per cui vado in bicicletta (Utet, 256 pagine) è un libro insolito, originale e divertente, fatto di esperienza diretta, storie di ciclismo, spunti filosofici e citazioni letterarie che a 360 gradi raccontano il bello delle bicicletta, in città, sulle salite del Giro, in una giornata di sole o scontrandosi con un muro di vento.
Martin Angioni, figlio di una medaglia d’oro dell’equitazione, è un manager che ha girato mezzo mondo e che non ha passato giorno senza inforcare la bicicletta, fosse una velib parigina o una scatto fisso all’ombra dei grattacieli di New York. 98 ragioni tra le più diverse: “è bello partire in bici senza saper dove andare”, “andando in bici passa il desiderio di bere e di fumare, ” “la bicicletta parla con una voce”, solo per citarne alcune.
Una summa di tutto quanto di sano, di ecologico, di personale e di collettivo, c’è nel pedalare, che abbiamo magari già provato e pensato, ma che è bello trovare scritto tutto in una volta.