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Ciclabili sicure: a San Francisco il comune legalizza la guerrilla bike lanes

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Un esempio di guerrilla della SFMTrA a San Francisco.

Quando è nata pochi mesi fa, la San Francisco Municipal Transformation Agency (SFMTrA) si è subito distinta come un’associazione che, con azioni del tutto pacifiche, ma non a norma del codice della strada, posizionava lunghe file di coni rossi e bianchi di modo che le ciclabili fossero più visibili agli automobilisti. Di recente l’amministrazione della città californiana ha tuttavia scelto di premiare la loro premura, mettendo a norma quelle azioni di guerrilla bike lanes installando protezioni ancor più visibili e stabili su quei tratti di ciclabili.

San Francisco non punisce dunque le azioni di guerrilla bike lanes, accogliendole in parte nei piani di messa in sicurezza delle ciclabili secondo le norme del codice della strada. Un premio dunque a gesti sì improvvisati, ma che valgono soprattutto come reazione alla tragedia delle vittime della strada. La SFMTrA nasce infatti la scorsa estate, lo stesso giorno in cui due ciclisti vengono uccisi in un incidente. Da quanto scrivono sul loro blog, la violazione della norma che proibisce il deposito di qualsiasi oggetto sulla carreggiata non regge quando azioni concrete, ordinate e pacifiche, possono sollevare una tematica seria come quella della sicurezza per gli utenti deboli.

Nella città californiana la politica e l’associazionismo hanno così dialogato per rendere legali protezioni improvvisate alle ciclabili più a rischio. La lettera dell’amministrazione, ripresa da CityLab, non sminuisce affatto lo spirito alla base delle azioni della SFMTrA. E comunica che, se per alcune di esse non si può che rispondere con la rimozione di coni e altri oggetti, per altre come quella lungo JFK Drive si prevede la sostituzione dei coni con protezioni catarifrangenti a norma.

Un lieto fine dunque che non cede alla polemica facile, ma che dà credito a chi vuole ciclabili più sicure. E questo in una San Francisco che già si era mossa sul tema sicurezza per chi va in bicicletta. C’è quindi una morale dalla legalizzazione della guerrilla bike lane? si cerchi il dialogo, piuttosto che le azioni eclatanti. Come è avvenuto invece a New York, dove addirittura alcuni attivisti si sono reinventati urbanisti costruendo ciclabili da zero. Un azzardo a dir poco, visto che in quei casi non ci si può lamentare delle multe.