Il tiro alla corda per i finanziamenti destinati alle ciclovie urbane è finito con un compromesso di 10 milioni di euro distribuiti in tre anni fino al 2025. Lo prevede un emendamento approvato il 21 dicembre nell’ambito della manovra finanziaria del Governo che istituisce un nuovo fondo. Si chiama “Fondo per lo sviluppo delle ciclovie urbane intermodali” ed ha una dotazione di 2 milioni per il 2023 e 4 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025.
Di fatto, appare come una misura compensativa a seguito della cancellazione di 94 milioni di euro dal precedente “Fondo per interventi di realizzazione di nuove piste ciclabili urbane”. Un definanziamento totale che ha generato il disappunto di numerose amministrazioni comunali che ne hanno chiesto il ripristino, e anche il malcontento delle associazioni cicloambientaliste, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta compresa, già mobilitate per l’ondata di incidenti stradali in cui sono rimasti coinvolti e uccisi anche ciclisti, tra questi lo sportivo, ex professionista, Davide Rebellin.
Le associazioni sono mosse da una convinzione: che la ciclabilità è garanzia di sicurezza stradale. Così come i mezzi di trasporto pubblico, magari adibiti ad ospitare bici, in luogo dei veicoli a motore privati in numero eccessivo e indisciplinato sulle strade italiane. La speranza è che gli esempi virtuosi che proprio in questi giorni arrivano da un Paese vicino come la Francia, possano far breccia anche nel governo italiano.
Il nuovo fondo, se sotto il profilo finanziario lascia un po’ a bocca asciutta, mette in pratica il Piano Generale della Mobilità Ciclistica e finanzia proprio la connessione a reti di trasporto pubblico e ferroviario e relative infrastrutture di supporto messe in opera da comuni, unione dei comuni e città metropolitane che, per richiedere i finanziamenti, devono comunque “dimostrare di aver approvato in via definitiva strumenti di pianificazione dai quali si evinca la volontà dell’ente di procedere allo sviluppo strategico della rete ciclabile urbana”.