

Di zen e bicicletta aveva parlato qualche anno fa Claude Marthaler, in un libro frutto delle riflessioni di cicloviaggiatore. Ci torna, ora, con un’altra prospettiva Juan Carlos Kreimer, giornalista argentino, con il suo Bici Zen, ciclismo urbano come meditazione.
Le mani che stringono il manubrio, i piedi che spingono sui pedali attivando il movimento armonico delle gambe; il respiro calmo e regolare, l’energia che fluisce per tutto il corpo, mentre la mente vaga libera in uno stato di piena coscienza. Un sensazione, ben nota a chi la bici la pratica con regolarità in tutto il mondo, nella tradizione Zen è chiamata consapevolezza. Per raggiungerla, per ottenere quello stato di vuoto mentale che diventa benessere non bisogna mettersi deliberatamente a cercarlo – si spiega nelle 176 pagine del libro – ma basta lasciarsi andare, imparare a riconoscerlo come succede con la felicità. La tecnica, dice Kreimer è semplice: combinare la pedalata con respiri lunghi e coscienti.
«Quando il respiro incontra l’energia corporea che sale dal movimento delle gambe, una sensazione di benessere viene prodotta in tutta la parte centrale, che è uno dei più grandi piaceri della bicicletta».