Suv fuori dai centri storici? Si può fare. Almeno secondo il Consiglio di Stato che dopo un lungo contenzioso durato dieci anni, qualche giorno fa, ha dato torto alle principali case automobilistiche e d’importazione degli Sport Utility Vehicle (Autogerma, Bmw Italia , Daihatsu Italia, Daimler Chrysler Italia, Ford Italia, General Motors Italia, Hyundai Automobili Italia, Jaguar Italia, Kia Motors Italia, Land Rovers Italia, M.M. Automobili Italia, Melian Italia, Mg Rover Italia, Midi Europe, Nissan Italia, Porsche Italia S.P.A., Renault Italia, Suzuki Italia, Symi, Toyota Motor Italia e Volvo Auto Italia) che avevano impugnato un’ordinanza del sindaco di Firenze.
Tutto comincia nel 2004 quando l’amministrazione comunale fiorentina decideva di non rinnovare alla scadenza, o di non rilasciare, i permessi per l’accesso alla Zona a traffico limitato per le “autovetture” aventi diametro delle ruote superiore a 73 cm, in pratica per i Suv, pur con le eccezioni riservate ai residenti e per i veicoli ricoverati in rimesse e aree private. Un provvedimento che aveva scatenato le ire dei produttori che hanno chiamato gli organi di giustizia amministrativa a pronunciarsi sulla legittimità del provvedimento che, secondo i ricorrenti violava il diritto alla libertà di circolazione.
Il Consiglio di Stato, ha però riconosciuto “che la parziale limitazione della liberta di locomozione e di iniziativa economica sia sempre giustificata quando derivi dall’esigenza di tutela rafforzata di patrimoni culturali ed ambientali di assoluto rilievo mondiale o nazionale”.
«È un precedente importante – commenta Jacopo Michi avvocato amministrativista, uno dei giuristi che affianca la Fiab nelle sue battaglie per città più sicure e vivibili – che potrà essere utilizzato per convincere qualche amministratore, magari un po’ riottoso, ad adottare provvedimenti analoghi. I Suv nonostante i loro tentativi di apparire eco e green con rendono la vita di pedoni e ciclisti particolarmente difficile».