Donne e bici, un rapporto ancora difficile. Soprattutto se vivi in Iran. Una ragazza di Najafabad, città dalla forte impronta tradizionalista nella provincia di Isfahan, è stata arrestata per “aver insultato l’hijab islamico”. In sostanza per essere stata ripresa in un video amatoriale poi diventato virale, mentre pedalava senza indossare il velo. Secondo Irna, l’agenzia di stampa controllata dal governo, le immagini della giovane “in sella alla sua bici senza velo” e perdipiù “nella piazza principale davanti a una grande moschea” hanno suscitato scandalo e riprovazione da parte dei residenti e dei religiosi di Najafabat.
Donne e bici, voglia di libertà
Il braccio destro alzato ripetutamente dalla giovane e coraggiosa ciclista in segno di trionfo starebbe a dimostrare che quella pedalata senza velo sia stata frutto non di una dimenticanza, ma di una vera e propria ribellione contro certe aree oscurantiste che ancora hanno voce nel Paese.
Che donne e bici, anche con l’hjiab, siano un problema per una buona parte del clero e delle correnti più conservatrici dell’Islam non è una novità. A gennaio di quest’anno, ad esempio, la Federazione ciclistica italiana ha ospitato e dotato di biciclette la squadra femminile afghana, che si preparava alle Olimpiadi di Tokyo, ma i cui mezzi erano stati vandalizzati e resi inservibili.
L’anomalia di Teheran
In Iran, già nel 2016, l’ayattolah supremo Al Kamenei aveva lanciato una pubblica condanna contro le cicliste, anche se, negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di donne ha cominciato a girare in bicicletta nelle grandi città e a Teheran in particolare. Forti anche dell’invito, rivolto a uomini e donne, del sindaco della capitale iraniana a pedalare di più per combattere l’inquinamento.
In Italia le donne della comunità islamica del Milanese, qualche tempo fa, hanno organizzato una biciclettata partita dalla moschea per rivendicare il diritto alla bici come espressione di libertà e di pari diritti.