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Ena, la bici intelligente che legge nel cervello ed evita i pericoli

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Elettrica, smart e confortevole: si chiama Ena, ed è un nuovo prototipo di bici intelligente. Grazie alla sua capacità di “leggere” nella mente delle persone, Ena è in grado di avvertire il ciclista quando è in pericolo e di gestire le manovre in totale autonomia e sicurezza.

Ena, la bici intelligente: come funziona?

Non è la prima “bici intelligente che aumenta la sicurezza ed avverte dei pericoli, ma il progetto portato avanti dalla Monash University di Melbourne e dalla Southampton University con il sostegno di Ibm Australia, segna un passo in avanti significativo.

Per leggere la mente, la nuova e-bike scansiona l’attività elettrica del cervello dei ciclisti avvalendosi di un cappuccio che esegue un vero e proprio encefalogramma. I segnali che vengono così rilevati  corrispondono alla visuale del ciclista e vengono immessi in un piccolo computer che li converte in vere e proprie istruzioni per il motore della bici. 

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L’allerta per un pericolo come viene trasmesso alla bici.

Se rileva che la visione periferica del ciclista è stretta – ossia che sul percorso c’è un pericolo o un ostacolo, come un’auto che taglia la strada – il sistema farà in modo che la pedalata assistita deceleri o si fermi. Se, invece, la visione periferica è larga, allora la considera la situazione sicura, ed il sistema “ordina” al motore della bici di accelerare

Ena lavora sul campo visivo

Secondo il documento di ricerca universitario, le diminuzioni legate al campo visivo si collegano spesso a una diminuzione della qualità delle prestazioni umane.

Il lavoro di ricerca dimostra che uno stato d’animo rilassato può favorire l’ampliamento del nostro campo percettivo e che questo aumenti, di conseguenza, quello visivo. Ciò può comportare una maggiore coordinazione e consapevolezza dell’ambiente. 

Sempre all’interno degli studi preparatori per la creazione del nuovo protipo di è-bike, uno studio con 20 partecipanti rivela che la consapevolezza periferica potrebbe essere utilizzata per lavorare sull’integrazione uomo-macchina integrandoli con i processi corporei interni.

“La nuova ricerca mostra risultati promettenti su come gli umani possono lavorare insieme con sistemi intelligenti nella vita di tutti i giorni per estendere le loro capacità”, ha detto Josh Andres, ricercatore in entrambe le università.

Il documento di ricerca ha dettagliato che la stessa tecnica usata per Ena potrebbe supportare altre esperienze che richiedono un campo visivo ristretto per l’attenzione focalizzata, come un attaccante di calcio che seleziona un obiettivo per segnare, un medico che esegue una precisa procedura medica o un paziente che interagisce con un dispositivo medico per l’autovalutazione.