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Mobilitaria 2021, aumentano le ciclabili ma inquinamento a livelli pre-Covid

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Mobilitaria 2021

Le città si attrezzano per far fronte alla crisi pandemica attraverso il potenziamento della mobilità ciclistica e sostenibile. Ma troppo spesso vengono lasciate sole: quello che manca è soprattutto il supporto di un alleato prezioso, il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) recentemente approvato dalle Camere, che di città parla molto poco.

È questo il messaggio lanciato da Mobilitaria 2021, il report annuale di Kyoto Club e Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr (Cnr-Iia) che analizza la qualità dell’aria e i provvedimenti in tema di mobilità delle città italiane dell’anno appena passato.

Mobilitaria 2021: il traffico non cala

Se durante il primo lockdown il miglioramento della qualità dell’aria è stato evidente, nella seconda metà dell’anno l’inquinamento atmosferico è tornato, di pari passo con il traffico veicolare, quasi ai livelli di inizio 2020.

Certo, il bossido di azoto (No2) ha registrato una forte riduzione nel corso dell’anno, con cali molto significativi a Cagliari (-38%)Catania (-37%) e Palermo (-31%) rispetto al 2019. La città di Milano risulta invece essere in controtendenza in quanto nel 2020 ha riportato un incremento del 7% rispetto all’anno precedente.

Ma non ci sono solo buone notizie: lungo il corso del 2020, diverse città italiane hanno superato più di 35 volte il limite giornaliero del Pm10 stabilito dalle Direttive Ue sulla qualità dell’aria. La situazione più critica si riscontra nella città di Torino (98 superamenti), seguono Milano con 90Venezia con 88Napoli con 57 e Cagliari con 38; anche Bologna e Roma, dopo rispettivamente due e tre anni tornano a superare il limite.

Mobilitaria 2021, le città ci provano

Dopo il capitolo sulla qualità dell’aria, Mobilitaria 2021 analizza i provvedimenti intrapresi dalle amministrazioni comunali delle 14 città metropolitane italiane nel 2020 e in altre 22 città di medie dimensioni.

Da segnalare che nel 2020 le città hanno puntato sulla mobilità ciclistica come antidoto al contagio – le due ruote permettono gli spostamenti nel rispetto delle misure di distanziamento sociale (la vendita di bici ha subito un’impennata che ha spiazzato negozianti e produttori) introdotte in tutto il mondo allo scoppio della pandemia. In aumento le piste ciclabili dei principali centri: tra i casi virtuosi ci sono Torino (+ 11 km), Milano (+ 67 km), Venezia (+18 km), Bologna (+ 16 km), Genova (+25 km), Roma (+ 33 km), Palermo (+ 4 km), Cagliari (+ 11 km).

Dove va la micromobilità

Lo studio evidenzia poi com eil 2020 sia stato l’anno d’esordio della micromobilità, con un boom in alcune città. Monopattini e hoverboard sono infatti sempre più frequenti: Torino ha aumentato la sua flotta del 14% mentre a Milano (3750 mezzi), Bari (1000), Napoli (1050) è stato avviato il servizio. Dall’altra parte, si segnala una diminuzione del car sharing in quasi tutte le città, mentre il bike sharing, in sostanza, ha tenuto.

Per la prima volta l’edizione annuale di MobilitAria non si limita a sondare la situazione delle principali 14 città italiane, ma estende l’analisi anche ad altri 22 centri di media dimensione che negli ultimi anni hanno approvato un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (PUMS).

Il rapporto ha tenuto a sottolineare come, nonostante gli sforzi di Sindaci e Amministrazioni Comunali, “le città e la mobilita urbana continuano ad essere i grandi assenti nel PNRR, anche in quello presentato dal Governo Draghi”. Secondo Kyoto Club e CNR-IIA,  sono insufficienti le risorse dedicate alle nuove reti tramviarie, metropolitane (3,6 mld) e per nuovi autobus (3 mld), limitate le risorse per la mobilità ciclabile (600 milioni), mentre agli  investimenti ferroviari delle reti locali regionali e per i pendolari viene destinato solo il 30% delle risorse, mentre il resto è impiegato per l’Alta Velocità, in particolare per il nord.

Alla fine, Kyoto Club e Transport & Environment avanzano alcune proposte per orientare le scelte pubbliche del PNRR italiano, individuando tre ambiti prioritari. Ne risulta una proposta pari a 41,15 Miliardi di euro, da ripartire su tre ambiti prioritari: mobilità urbana e regionale (29,7 mld), elettrificazione (7,95 mld) e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali (3,5 mld).