In un paio d’anni di attività sono state recuperate una cinquantina di biciclette, tirate a lucido per i ciclisti che possono utilizzarle nei momenti di necessità. Siamo a Riva del Garda, nella Provincia autonoma di Trento, dove l’associazione Casa Mia, nell’ambito del progetto “Io ci sono”, ha destinato questi mezzi ai volontari e al personale dei vari centri dell’Apsp, l’azienda pubblica dei servizi alla persona. In parte frutto di donazioni e in parte ritirata dalla Polizia municipale tra le due ruote che non sono state reclamate dai legittimi proprietari dopo un furto, la flotta è un bel messaggio di economia circolare al servizio del territorio.
Come ha spiegato Benedetta Zucchelli, referente di Casa Mia, l’obiettivo di questa iniziativa è quello di «sensibilizzare i ragazzi al recupero degli oggetti ancora funzionanti, favorire un clima di cooperazione, conoscere realtà sociali del territorio, stimolare la capacità di osservazione e risolvere problemi». Queste biciclette sono dunque a disposizione soltanto del personale e dei volontari delle strutture presenti a Riva del Garda. In alcuni casi, però, certe biciclette sono state donate a progetti che hanno altrettanto (se non di più) bisogno di un mezzo di trasporto (ad esempio in Africa o in altri paesi dove la mobilità dolce non sempre è un diritto).
Sono davvero tante le storie di biciclette condannate alla ruggine e all’abbandono, riscattate grazie all’impegno di aziende o associazioni. Vi abbiamo raccontato la storia di Quierounabici, portale spagnolo dove è possibile dare una seconda possibilità a mezzi abbandonati in Olanda (ebbene sì, anche nel paradiso a due ruote abbandonano le bici). Quelle di Riva del Garda si potrebbero intendere come bici aziendali, le stesse che tante realtà stanno mettendo a disposizione dei propri dipendenti (come il Politecnico di Milano). Poi c’è chi fa le cose in grande: e realizza addirittura piste ciclabili per raggiungere direttamente la scrivania.