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Bike Girl, la ragazza sui muri che ha anticipato la pandemia

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Bike Girl
Bike Girl a Parigi. Sono centinaia le città del mondo in cui Eddie Colla l'ha disegnata.

L’hanno battezzato il nuovo Banksy. Ma, a differenza del misterioso artista (inglese, tedesco, americano…?) diventato una sorta di icona di tutti i writer, di lui si sa nome, cognome, nazionalità. Si chiama Eddie Colla, il cinquantenne del New Jersey che firma con la sua Bike Girl i muri di mezzo mondo. Alta, i capelli neri corti, i tratti orientali, la mascherina sempre a coprirle bocca e naso è diventata un simbolo dei tempi che corriamo.

Bike Girl nasce a Hong Kong nel 2008

Bike Girl
Eddie Colla

“Veramente Bike Girl nasce nel 2008 a Hong Kong – racconta Eddie Colla – Una di quelle cose che che non si possono spiegare in modo razionale o consapevole che ha anticipato i tempi che stiamo vivendo. Ho immaginato una giovane, con problemi immunologici, estremamente fragile in una città tra le più inquinate al mondo”. Bike Girl, in fondo, è ognuno di noi indifeso da una minaccia che mai avremmo pensato di dover affrontare: quella che viene dal contatto con gli altri, dagli abbracci, dall’essere comunità.

Bici non vuol dire libertà

“Per lei la bici non è una scelta di vita, uno strumento da godere con gli altri, ma un mezzo per scappare, con cui mantenere una distanza sociale. Forse si sente libera, ma non so se questo vuol dire davvero libertà” continua Eddie Colla che ha scelto i muri per esprimersi con molti altri soggetti. Hong Kong, Parigi, Londra. Ma anche Bangkok, Playa del Carmen, Hawaii o Shenzhen. Sono centinaia le città che raccontano Bike Girl e la malattia del mondo. Bike Girl“Lei è la sua vittima, che rappresenta tutti noi che non ci arrediamo e che continuiamo a combattere questa pandemia. Negli ultimi anni, ancora prima del Coronavirus, ho deciso di dipingere una Bike Girl in ogni luogo in cui camminavo. Ed è stato così: in ogni città che visito ne lascio una. È un modello molto semplice da riprodurre. Ogni volta che entro in una nuova città – continua- esco a fare una passeggiata. E, camminando, decido dove dipingere. A volte, scelgo un muro per la luce, altre volte perché c’è sempre tanta gente, e so che avrò un pubblico garantito”.