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Mascherine antismog? Per il mal di traffico servono poco

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In bici con mascherina antismog
Secondo i medici specialisti le mascherine anti inquinamento non aiutano contro lo smog

 

 

«Pedala, così ti passano tristezza e preoccupazioni». Quante volte, montando in bici, questo pensiero ci è frullato in testa, prima di abbandonarci al benessere procurato da una bella pedalata? A un patto, però: non pensare alla qualità dell’aria che si respira, soprattutto in città e in particolare quando l’inquinamento tocca i picchi preoccupanti che tutti più o meno conosciamo. E che temiamo.

Primo fra tutti, il famigerato Pm 10. Per chi non rinuncia alla bici, in commercio si trovano piccoli filtri nasali, nati dall’idea di un avvocato e sviluppati dal primario pneumologo del Policlinico di Milano Luigi Allegra. «A forma di elica – spiega Allegra – i filtri sono in grado di ridurre l’inspirazione delle polveri nocive di oltre il 90 per cento e proteggono dalle polveri sottili in grado di raggiungere le più fini diramazioni bronchiali e coronariche, oltre ad ostacolare l’inalazione di pollini e altri allergeni».

Piccoli e quasi invisibili i filtri nasali sono molto diversi dalle mascherine che coprono il volto di qualche ciclista convinto di difendersi così dai veleni che ammorbano l’aria. Veleni che Roberto Mazza – anche lui pneumologo a Milano – conosce bene, visto che li ha misurati grazie ad un rilevatore portatile, pedalando un giorno di febbraio: dietro un autobus, si è ritrovato ad inalare qualcosa come 1.000 microgrammi per metro cubo d’aria di Pm10, scesi a 850 nel verde di un parco cittadino, dietro a un furgone, quando il limite fissato dalla legge è fissato a 50.

IN AUTO ARIA ANCORA PIÙ INQUINATA

Meglio l’auto dunque della bici, quando l’aria comincia a diventare pesante? «Diversi studi hanno evidenziato che chi sta nell’abitacolo inala più inquinanti di chi sta fuori – commenta Mario Canciani, pneumologo di Udine – Questo perché in auto si realizzano condizioni ideali per favorire l’assorbimento degli inquinanti come ad esempio lo scarso flusso aereo. All’esterno poi il movimento delle auto significa un maggior rimescolamento dell’aria, portando la più pulita a contatto con quella inquinata e diluendo così gli inquinanti».

Tornando alle mascherine, ai pro e ai contro rispetto al loro uso, «quelle fatte di un solo strato non servono quasi a niente – avverte Canciani – per lo stesso motivo del rallentamento del flusso aereo e quindi del maggior assorbimento da parte dei bronchi degli inquinanti. Se proprio si devono usare, vanno utilizzate quelle con filtro e i filtri vanno sostituiti regolarmente».

E ancora, consigli di buon senso: «Chi va in bici – ma di solito lo fa – dovrebbe scegliere i percorsi meno trafficati , dove non ci siano fermate ai semafori e privilegiare le piste ciclabili, anche a costo di fare qualche chilometro in più. Appena si arriva a destinazione – o se il percorso è lungo durante il tragitto – soffiarsi il naso, in modo da rimuovere il muco con gli inquinanti».

E i bambini? «Sono molto più esposti ai rischi degli inquinanti, perché respirano molte volte di più di un adulto, sono quasi sempre di corsa, il loro metabolismo è più elevato e assorbe di più, oltre ai nutrienti, anche gli inquinanti».