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Vite da rider: la storia di Limardo, dall’oro olimpico di Londra a Uber Eats

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Quanti sogni devono correre insieme ai migliaia di rider che pedalano da una parte all’altra delle città di mezzo mondo per consegnare cibo caldo a domicilio. Una vita migliore, un lavoro più sicuro, semplicemente serenità, o magari l’oro alle Olimpiadi di Tokyo. Quest’ultimo è il sogno di Ruben Dario Limardo, schermidore venezuelano che da quasi vent’anni vive in Polonia. Medaglia d’oro a Londra nel 2012, il campione è oggi costretto a fare il ciclofattorino. Il lavoro, fatto di allenamenti e tanta fatica, non basta per far quadrare i conti quando la crisi morde e gli sponsor chiudono i rubinetti. Così Limardo ha deciso di fare il rider per Uber Eats a Lodz, città di quasi 700mila persone.

«Non lo faccio solo io – ha spiegato – ma praticamente tutti i miei compagni di squadra. Quanto pedalo? una media di 50 chilometri al giorno». Storie come queste hanno riempito le pagine e i siti di mezzo mondo: la pandemia e la crisi economica hanno costretto moltissime persone a reinventarsi. Chi per necessità, chi per mettersi in gioco e dare una mano come il ciclista italiano Davide Martinelli, che ha prestato le sue gambe per portare in bici farmaci a domicilio alle persone più bisognose.

«Ogni volta che faccio una consegna dico a me stesso che anche questo mi aiuterà ad ottenere la medaglia che voglio ai Giochi di Tokyo». Così ha confidato la medaglia d’oro Limardo che si è aggiunto a un popolo spesso precario, con poche tutele e che non si è mai fermato, nemmeno quando tutta Europa era chiusa per lockdown la scorsa primavera. La speranza è che il campione venezuelano possa raggiungere il suo sogno olimpico e che, insieme a lui, tutti i rider ottengano più tutele e garanzie. Su questo fronte, al momento, si è esposta soltanto Just Eat che, in Italia, punta ad assumere tutti i suoi 3mila rider entro la fine del 2021.