Home storie cultura Bici in musica: da Bach a Coleman la compilation ideale

Bici in musica: da Bach a Coleman la compilation ideale

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Una bella pedalata: l’aria, il panorama, le gambe che girano. Il piacere allo stato puro. Se accompagnato da una bella colonna sonora è ancora meglio.Oggi poi, con la tecnologia, è sempre più facile portarsi sempre dietro la musica preferita. Ecco i consigli di un’esperta – ciclista e sassofonista – per trovare sempre la nota giusta.

MATTINATA NEL BOSCO

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Un sentiero tranquillo, le foglie cadute che increspano il tracciato, uno scricchiolio lieve che incalza le due ruote. Nel susseguirsi fitto di fronde e spiragli di sole Bach e il suo Quinto Concerto Branderburghese sono lì a dare luce ad ogni foglia.

 

 

LE DISCESE ARDITE

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Con il secondo movimento della Sinfonia Patetica di Tchaikovsky scendiamo a rompicollo, si fa per dire, ad esempio dal Brennero sulla Ciclopista del Sole e il cielo è gonfio di nuvole blu. Nel tumulto della musica un crescendo d’adrenalina, mentre gli alberi imperturbabili mandano una dolcezza lontana.

TRA FIUME E CAMPAGNA

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Se viene voglia di ascoltare Verdi, qualche overture come quella bellissima di Traviata o, se vogliamo divagare con la pimpante orchestra di Duke Ellington allora la meta è la campagna padana, quella terra piatta dove la bicicletta segue correnti di fiume e si incuriosisce in chiesette solitarie, forse abbandonate. Conquista grappoli di case, piccoli borghi e colline, si abbandona ai sapori forti della cucina, per ritrovare il tempo a ritmo di swing.

SFRONTATO VESUVIO

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Saltiamo in lungo con La Creation du Monde di Milhaud: espressionismo, frecciatine jazz e tinte esotiche.Viene voglia di una meta un po’ sfrontata per tuffarsi nella mischia: le pendici del Vesuvio ci fanno declinare a Napoli. Quando si moltiplicano e confondono le voci e l’architettura è forte e sensuale, la pedalata accoglie incontri e divagazioni.

MAR DI BRETAGNA

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Pioggerellina fine, vapore acqueo che pizzica occhi e pelle, Schubert corre sognante nell’ Impromptu in Sol bemolle maggiore. Si pedala in Bretagna, tra terra e mare: nel su e giù di dune e foreste, mangiati dal vento, ai piedi di un faro, dove il mare si rompe schiumoso sulle alte scogliere. Il discorso musicale è dilatato e la bici si perde nel verde, si sofferma sotto guglie gotiche o sosta a una spiaggia silenziosa.

IL PIANO DELL’ADDA

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Keith Jarrett, piano solo, The Koln Concert fa friggere la voglia di macinare chilometri e scivolare lisci come l’acqua. Nel Parco Adda, corridoio verde della metropoli Bergamo – Milano, una stradina va con il fiume, nel fitto di canne e bosco. Il verde dell’acqua riflette il rigoglio delle sponde ed è una continua increspatura di riflessi.  Quando il piano si fa quasi percussione, melodia aspra e frastagliata, noi cozziamo con lo sguardo contro gli scogli di roccia granulosa o ci perdiamo in gorghi e mulinelli. E quando si indurisce come un ingranaggio, dalla natura spuntano ponti, centrali elettriche e qualche casa.

REGIONE DI FUOCO

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Ci vuole un’intera ragione per il caleidoscopio dell’Uccello di fuoco di Stravinskij, un mare splendido e un paesaggio selvatico. Allora ci si potrebbe concedere di traghettare la bici in Sardegna. Il mistero delle montagne ammantate di forate, il pedalare solitario tra pigri paesini nella campagna ondulata. E l’attesa di un traccia umana oltre il tintinnare ostinato del gregge. Abbassare i rapporti, tendere gli addominali e lustrarsi gli occhi: l’orchestra incalza mentre la strada si addentra. E le viste sul mare sono un rischiararsi vasto dell’armonia.

APPENNINO IN SAX

discesa_nel_boscoI Ragas and Sagas del saxofonista Jan Garbarek ci posano atterriti in Pakistan, sulle montagne più alte del mondo. Ma piuttosto che pedalare lì – impresa folle – possiamo osare le impervie salite dell’Appennino Umbro. In quasi assenza di traffico, ci consoliamo con campi incorniciati di pini e ulivi. Le tabla (tamburi indiani) pulsano ancestrali, tra il jazz, la tradizione e l’elettronica: preparano il ritmo per la salita nel verde. L’incedere spazioso della musica invita a disperdersi nell’intrico delle valli. Ci sentiamo ciclisti larghi e sicuri quanto il vento. Poi, all’ultima curva, la città che era protetta dai picchi e dalle gole si lascia contemplare.

 

ALTERNATIVA BERLINO

969Per una playlist alternativa è Berlino che ci chiama. Col vigore variopinto di Ah Um (Charlie Mingus) da Alexanderplatz il ciclista conquista gli imponenti palazzi neoclassici pedalando scanzonato sul bordo dell’immenso viale. L’architettura moderna di vetrate, punte e curve, le tubature sospese a disegnare ghirigori son ben degne delle impennate del Free jazz di Ornette Coleman. Anche nel traffico il ciclista se la cava, ma ancora meglio è la pace del gigantesco parco Tiergarten: con i Jezabels lo si solca leggeri. Poi nel groviglio di strade degli Einstürdenze Neubauten e nel pulsare rilassato dell’elettronica di Paul Kalkbrenner si costeggiano pezzi di storia, graffiti, cantieri e fabbriche, fucine di creatività. Berlino ci rapisce, ispirazione ineusauribile per i muscoli e per la mente. Cosa mai può eguagliare la perfetta libertà di vagabondare per le forme musicali e insieme viaggiare con la bici?